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Post di prova

Posted by durk on 17:03
Proto-punk è un termine usato per definire un certo numero di gruppi che sono stati importanti precursori del punk rock, o che sono stati citati come influenti sullo sviluppo del punk rock prima della sua effettiva nascita. Esso non è propriamente un genere musicale, ma unicamente un termine per raggruppare quelle band esponenti di particolari stili rock che ispirarono direttamente la corrente punk rock, poiché molti gruppi ampiamente differenti sono stati etichettati sotto tale denominazione. Le band proto-punk infatti rientrano in diverse sotto-categorie del rock come glam rock, glam punk, garage rock, hard rock, pub rock o generalmente rock & roll.
La maggior parte dei "protopunkers" suonavano rock & roll in stile tipicamente anni sessanta e settanta, benché alcune band si fossero definite tali in anticipo. Il garage rock e glam rock sono generalmente considerati come tra le correnti del rock più influenti nello sviluppo del punk rock.
Buona parte dei gruppi dell'ondata proto-punk ispirarono successivamente anche altre correnti rock come la new wave ed il garage rock revival o garage punk.
Degli esempi significativi di proto-punk band sono The Who, Iggy Pop &The Stooges, Alice Cooper, Pere Ubu, MC5, Monks, David Bowie, Velvet Underground, The Modern Lovers, T-Rex e i New York Dolls.

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M. O.

Posted by durk on 08:50 in
















1) Non c'è felicità senza stupidità.
2) L'ignoranza genera illusioni.
3) Le illusioni assopiscono.
4) Sto seriamente pensando di voler diventare stupido.
5) Potrei esserci già riuscito.
6) Muro.
8) Sorriso.

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Occupato.

Posted by durk on 08:43
E tu? Mi vuoi salvare o vuoi essere salvata?
Sembra una frase da film
di quelle che non vogliono dire un cazzo,
col sorriso amaro di chi non sa che dire
ma non ha bisogno di farlo.
Era il massimo della risposta, nei tuoi saluti
nei tuoi "ancora un bacio", "ancora, stringimi",
mentre facevamo l'amore nelle ore più strane
quando le carezze scrosciavano tra le lenzuola
e tutto si è perdeva come polvere in volo.
Nessuna speranza senza futuro.
E non qualcuno a cui importasse.
Solo i tuoi sorrisi, solo le tue mani,
sospiri, sospiro, respirare
e il giorno nato con te al fianco
Nessun futuro senza speranza.
Ma certe volte non m'importa sapere.
Lasciati andare, non sprecare fiato.
Vattene, ho bisogno di star solo.

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Ci vuol Pazienza.

Posted by durk on 11:16 in
"La musica ha una grande funzione per me. Il mio prossimo progetto è un giornalino con un disco incorporato. Con la musica ci vivo benissimo, sento tre radio, una l'ho sentita tutto l'inverno e conosco a memoria tutte le pubblicità, ricanto le canzoni piu ignobili, perche sono una fogna. Riesco ad apprezzare anche Diana Ross se in quel momento ha grinta e se il disco funziona nei minimi particolari, perché li fanno benissimo questi americani e riesci a goderne anche la spettacolarità. Mi piace il cantante dei Police, Mark Knoff perché ha un carisma prodigioso, oppure Freddy Mercury che è il cantante dei Queen, che fanno uno spettacolo di grande rock, perche rock è tutto. In questo momento vorrei essere la corda tesa di una chitarra rock, essere la corda che vibra in un grande concerto. Vorrei essere la chitarra di Keith Richards.. NO! Vorrei essere Sid Vicious, che vado dicendo!" [Andrea Pazienza] <--- ...che non fa mai male.

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Scatti in piccole dosi

Posted by durk on 20:41 in
Sono in macchina. Il tramondo scende lento dietro l'orizzonte arrossato, le nuvole arrossate e gli alberi scossi dal libeccio.
Ogni volta che ti chiamo, ogni volta che ti sento, ogni volta che ti vedo, ogni fottuta volta è un pugno nello stomaco. Ne ho bisogno, ma so che mi farà male. Meglio non chiamare. Ma è troppo che ne faccio a meno, è una necessità impellente, mentre al solo pensiero le tempie mi si bagnano di minuscole gocce di sudore freddo. No, non ti chiamo. Lascio il cellulare sul sedile accanto, poi lo prendo, di scatto, faccio il numero. E' un bisogno morboso di farmi del male, una necessità sterile ed autolesionista di sapere che ci sei, che c'è ancora qualcosa, qualcuno in grado di ritorcermi le budella, sensazioni di attimi, sempre quelli, ripetuti all'infinito. Cicli circadiani autolesionisti, per stare bene, per non pensare un po', per guardarti ancora una volta fissa negli occhi, occhi così grandi che ci sto già affogando. Sensazioni sconnesse, un mondo a colori, risate e la botta di paranoia subito dopo. Il respiro pesante dopo che esco. Si, so che andrà così. E ci sarà qualcosa di inconfessabile dentro e mi stupirò ancora che ci sia ancora qualcosa che mi stupisca e di sapere che sei ancora tu, che è ancora un tuo gesto che ancora non avevo notato, che è sempre il tuo sorriso timido e sincero quando ti ritrai, vederti che ridi.
Costante consapevolezza di sapere cosa ritrovare, ricordare le strade, seguire, andare oltre, ritornare. E' una corona di filo spinato per sentirmi un attimo re, sebbene sappia che sarò spodestato. Certe volte, per certi attimi, ne vale ancora la pena.
E io lo so dove sei, davvero, conosco il tuo profumo. Conosco la tua luce e so abbracciare il tuo buio. Perché l'ho fatto e tu lo sai che potrei.
Io lo so l'effetto che fai, con te vado sul sicuro, adrenalina. Sali nelle vene, poi il cervello comincia a pulsare, i pensieri si fanno leggeri, connessioni neuronali sconnesse, prima che la testa esploda un po'. Poi sto bene.
So dove sei, so dove vorrei essere, vorrei perdermi, vorrei essere in te. E non posso. No, non devo. Tu devi rimanere la mia certezza, io ho così terribilmente bisogno di te. E' per questo che alla fine cedo.
Squilla.
Tanto lo sapevi che l'avrei fatto. Ti sentivo nell'aria e per te era lo stesso. Lo sapevi che avrei acconsentito questa volta, come al solito, a quel sottile richiamo della tua mente. La mia è devozione.
Il nostro è un gioco perverso, il mondo sa e noi taciamo. Oh si, davvero, se ci pensi bene, lo sai anche tu. La descrizione è così completa, il quadro è perfetto, ma io sono un artistoide senza fama nè brama di successo e non ho il coraggio di togliere il lenzuolo alla mia opera migliore. E' una cosa mia poterti guardare, il modo con cui ti ammiro, con cui scruto sicuro la tua bellezza. E un po' maniacale.
Rispondi.
Dove sei? E per poco non prendo in piedo l'auto davanti a me, con il rumore della frenata, gli pneumatici a strisciare l'asfalto. E poi corro. Corro a raggiungere la mia certezza, il mio piccolo mondo in una palla di vetro, prima che svanisca, prima che passi l'effetto. Non puoi lasciarmi, perché sarebbe dura fare certi passi. E non ho nemmeno bisogno d'averti. Ma devo sapere che ci sei, è terribilmente importante sapere che esisti, che stai bene, soprattutto che stai bene. No, non sto piangendo, stai tranquilla.
Ho la mia maschera da benaugurante, il mio sorriso e ho il tuo. E le lacrime scompaiono e io sto bene e sono felice. E ti vedo e ci sei e mi scorri dentro e mi pulsi in testa.
Con te sono sempre impacciato, come se ti vedessi per la prima volta e mi perdessi subito. Del resto e stato così, ma ovviamente tu questo non lo sai. Sudo freddo, rido nevrastenico, scherzo senza cinismo, mi muovo, fumo, sono irrequieto. Mi alzo quando ti alzi, non per educazione, ma per un gesto inconsulto, forse per non farti andare. Guardo i tuoi occhi con il trucco nero, le tue labbra sottili, il sorriso da pubblicità, la vita sottile. E il tuo fare distratto e la tua testa dura. Il mondo tutto tuo, nella tua testa, il tuo pensare sempre al meglio e tanto poi chi se ne frega. Certe volte mi spiazzi. Come quando mi abbracciasti. Tu non abbracci mai. E ti sta bene anche il pigiama che ti fa così sexy.
E vorrei, ma non posso. E potrei, ma non devo. E dovrei, ma non riesco. Eppure darei tutto per pur di sapere che ci sei. E ti sorrido. E ridiamo. E mi basta. E mi serve vederti così.
E sei droga e sogno.

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Ballata insonne per primogenite lontane (si, non c'ho un cazzo da fare... a parte dormire, cosa che non riesco a fare).

Posted by durk on 17:59 in
Aveva le unghie affilate e smaltate,
Charlotte era fresca di fine estate.
Guardava in cagnesco ed era inquitante,
passava leggera, con orma pesante.
Era diversa, era bambina,
anima salva, un po' bambolina,
piangeva depressa, o forse incazzata,
una smorfia, un gestaccio, carta voltata.
Animo allegro, un calcio alle palle,
occhio alla lama e attento alle spalle.
Arroganza superba, orgoglio severo:
aveva la ragazza un pellicciotto nero.
La scruta la gente tutta impettita,
una birra ed un rutto e s'è divertita.
Troppo cervello, lingua tagliente
dolce fanciulla, un po' delinquente.
Guardala bene, bella anche tanto
se la conosci, te ne fai vanto.
Sempre sincera, sorella agguerrita,
causa o rimedio di qualche ferita.
Sempre presente per chi s'avvicina,
poi qualche volta diventa piccina.
Se pensa malizia, alza il sopracciglio,
sempre astuta, sa usare il suo piglio.
Amante distratta e poi un sorriso
ti manda all'inferno ed al paradiso.
La gente la guarda un po' circospetta,
lei non è preda, è furia che aspetta.



N.B.: L'immagine qui presente, tagliata per motivi di pubblicazione, si deve a colui che una volta si firmò in chat con la vignetta sotto raffigurata. Ringraziandolo per ovvi motivi, prima o poi vedrete l'opera completa (forse).

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Quando qualcosa manca.

Posted by durk on 04:51 in
"- Non si può scrivere la propria morte.
E' lo psichiatra che mi ha detto così, e sono d'accordo con lui perché, quando si è morti, non si può scrivere. Ma, dentro di me, penso di poter scrivere qualunque cosa, anche se è impossibile e anche se non è vera.
In genere m'accontento di scrivere nella testa. E' più facile. Nella testa tutto si srotola senza difficoltà. Ma una volta scritti, i pensieri si trasformano, si deformano, e tutto diventa falso. A causa delle parole.
Dovunque mi trovi, scrivo. Scrivo mentre vado verso il bus, scrivo nel bus, nello spogliatoio degli uomini, davanti al mio macchinario.
Il guaio è che io non scrivo ciò che dovrei scrivere, scrivo qualunque cosa, cose che nessuno può comprendere e che nemmeno io comprendo. La sera, quando ricopio quello che ho scritto nella mia testa durante la giornata, mi domando perché ho scritto tutto ciò. Per chi, e per quale ragione?

Lo psichiatra mi domanda:
- Chi è Line?
- Line è un personaggio inventato. Non esiste.
- La tigre, il pianoforte, gli uccelli?
- Incubi, nient'altro.
- Lei ha cercato di morire per colpa dei suoi incubi?
- Se avessi veramente cercato di morire, sarei già morto. Volevo solo riposarmi."


Tratto da "Ieri" di Agota Kristof.